Il Nytimes fa causa ad OpenAI

Midtown Manhattan, NYC

OpenAI è stata citata in causa dal New York Times (Nytimes) per violazione del Copyright.
Il Nytimes sostiene che molti dei suoi articoli siano stati utilizzati senza autorizzazione per addestrare ChatGpt. Nello specifico la denuncia afferma che “Gli imputati cercano di sfruttare gratuitamente i massicci investimenti del Times nel suo giornalismo”, e accusa OpenAI di “utilizzare i contenuti del Times senza pagamento per creare prodotti che sostituiscano il Times e gli sottraggano il pubblico”.
Reggeranno le accuse di violazione in tribunale? L’uso di materiale protetto per generare testi nuovi sarà considerato, come suppongono alcuni esperti, corretto?
Alla corte suprema l’ardua sentenza che rischia di ostacolare in modo definitivo lo sviluppo delle Intelligenze artificiali




Olympus OM: una pietra miliare

L’Olympus OM è una serie di fotocamere SLR 35mm prodotte da Olympus, con il primo modello, l’OM-1, introdotto nel 1972. La sua introduzione ha rivoluzionato il mondo della fotografia analogica, grazie alla sua combinazione di design compatto, misurazione dell’esposizione e eccezionale qualità delle ottiche.

Negli anni ’70, infatti, mentre le reflex meccaniche cedono il passo alle elettroniche, la Olympus introduce due fotocamere professionali che sono pietre miliari della storia della macchina fotografica: la OM-1, meccanica e manuale, che rivoluziona le dimensioni delle reflex, e la OM-2, elettronica ed automatica, che apre la strada dell’esposizione in tempo reale. Ma andiamo con ordine.

OM-1

L’OM-1 fu una pietra miliare nel design delle fotocamere. Era notevolmente più piccola e leggera rispetto alle sue contemporanee (circa il 30% in meno), ma non faceva compromessi in termini di funzionalità o qualità. Tutti i comandi necessari erano visibili semplicemente guardando la macchina dalla parte superiore. Il suo sistema di misurazione della luce attraverso l’obiettivo (TTL) offriva una precisione di esposizione senza precedenti. Inoltre, l’OM-1 aveva un mirino incredibilmente luminoso e chiaro (con una copertura di circa il 97%), che la rendeva un piacere da usare.

La campagna di lancio in Italia, rivolta principalmente ai possessori di Nikon, ha avuto come testimonial parecchi fotografi illustri tra cui Oliviero Toscani, Walter Bonatti, Folco Quilici… scelta rimarcata dal claim pubblicitario “I grandi fotografi scelgono Olympus OM”.

OM-2

L’OM-2, introdotta nel 1975, manteneva il design compatto dell’OM-1, ma aggiungeva l’automazione dell’esposizione in tempo reale. Questa era una caratteristica rivoluzionaria all’epoca, che permetteva ai fotografi di concentrarsi sulla composizione e sul momento, piuttosto che sulla tecnica. L’OM-2 era anche noto per il suo sistema di misurazione della luce off-the-film (OTF), che forniva una lettura dell’esposizione direttamente dal film durante l’esposizione (mentre le rivali si avvalevano della luce riflessa dallo specchio).

OM-3 e OM-4

L’OM-3 e l’OM-4, introdotte negli anni ’80, sono stati i modelli finali della serie. Offrivano caratteristiche avanzate come la misurazione spot multipla e una telaio in titanio per la OM-4TI.

Punti di forza della serie OM

La serie Olympus OM si distingue per molti motivi. Prima di tutto, il suo design compatto e leggero le rende ideali per la fotografia in viaggio o in strada. In secondo luogo, la qualità costruttiva e l’ergonomia. I comandi sono ben posizionati e facili da usare, e il corpo della fotocamera è robusto e durevole.

A queste caratteristiche, si aggiungono gli obiettivi Zuiko, rinomati per la loro nitidezza, contrasto e resa del colore.

Per concludere con il suo design compatto, i controlli manuali, e la sua eccezionale qualità ottica, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della fotografia. Non a caso la nuova Olympus ha ereditato la definizione OM System.




Content Authenticity Initiative

Il problema dell’autenticità delle immagini “reali” rispetto a quelle generate con l’intelligenza artificiale sta vivacizzando il mondo della fotografia amatoriale e professionale. Molti concorsi fotografici nazionali e internazionali richiedono che le fotografie inviate non abbiano subito interventi di postproduzione generativa. In ambito professionale alcuni settori prettamente “commerciali” (still life su tutti) potrebbero svoltare definitivamente verso la fotografia AI, ma c’è moltissima preoccupazione anche in generi (fotogiornalismo) dove l’autenticità dello scatto è fondamentale. Ma ora i maggiori produttori di fotocamere stanno siglando una partnership con la Content Authenticity Initiative (CAI) per implementare una tecnologia che apponga una “firma in camera” alle fotografie scattate con le fotocamere, in modo da garantirne l’autenticità. Per ora hanno siglato questo accordo la Leica , la Nikon e la Sony; anche se inizialmente solo su alcuni modelli di fotocamera. Nei prossimi mesi vedremo come si evolverà questo importante ed ambizioso progetto.




Benvenuto Threads

Dopo le ultime mosse di Elon Musk che hanno destabilizzato gli utenti di Twitter, eravamo in attesa di un app analoga che si integrasse con la famiglia Meta e che la sostituisse. Oggi finalmente l’attesa è terminata. E’ nato Threads.

Threads (letteralmente flussi) è un social network di tipo microblogging nel quale si possono postare brevi messaggi fino a 500 caratteri, link, foto, video e audio in stile Whatsapp 😀




Ach! Stregoneria

Prendendo in prestito una celebre espressione dei fumetti di Bonvi, mi volevo soffermare sul caso di una immagine realizzata da Luca Casale che ha suscitato parecchie reazioni sui social.

Nel dettaglio, la foto rappresenta Superga e il Monviso perfettamente allineati. Una prospettiva non comune e soprattutto non immediata da percepire a occhio umano. Andando dritti al sodo, la foto è stata realizzata a circa 12 km di distanza da Superga utilizzando un 500mm insieme ad un moltiplicatore 2x.

L’immagine pubblicata prima su un gruppo dedicato a Torino, è stata poi ripresa dalla Stampa raggiungendo oltre 1.000 commenti e quasi 2.500 condivisioni.

Ora soffermandoci sui tipi di reazione suscitate troviamo principalmente:

  • Apprezzamento
  • Apprezzamento, però è un fotomontaggio

Insomma, invece di soffermarci a capire come possa nascere una immagine ora è molto più semplice gridare alla manipolazione (e al complotto).




Lotta senza quartiere al rumore digitale

Il rumore digitale è , sin dagli esordi della fotografia digitale, uno dei principali nemici di noi fotoamatori; nel corso degli anni la tenuta agli alti ISO delle fotocamere ha fatto passi da gigante, e oggi abbiamo fotocamere che permettono di scattare a 25.600 iso con risultati strabilianti. Ma al contempo è cresciuto anche il nostro senso critico verso il rumore digitale. Oggi noi vogliamo immagini pulite anche quando scattiamo di notte. Per questo laddove l’hardware non arriva ci prova il software.

Nel corso degli ultimi anni c’è stata una proliferazione di software standalone o plugin dedicati al trattamento del rumore digitale e , recentemente l’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) ha permesso di ottenere via via risultati migliori. Oggi il fotoamatore evoluto che utilizzi i prodotti Adobe ha a disposizione la funzione “Riduzione disturbo” nel modulo sviluppo di Lightroom (oppure in Camera Raw plugin di Photoshop)che permette di ottenere risultati esaltanti creando un file .dng separato dall’originale. Tra i software di terze parti sono certamente da citare DXO Pure Raw oppure Topaz Denose AI che funziona come plugin oppure come software stand alone . Chi ama la suite Nik Software potrà utilizzare Denoise. Quindi un ampio ventaglio di soluzione per tutti i gusti e portafogli.




Obiettivo Italia

Obiettivo Italia è uno dei progetti promossi dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fototografiche) in occasione del suo 75° anniversario.

Il progetto, svolto in collaborazione con ISTAT, nasce con l’intento di realizzare un ampio censimento fotografico di rilevanza anche per discipline quali l’Antropologia Culturale e Sociale, la Sociologia, la Demografia, la Statistica.

La prima fase si è svolta il 6 e 7 maggio, oltre 150 circoli FIAF hanno allestito set fotografici in cui i partecipanti sono stati fotografati secondo uno schema iterato con metodo e rigore: inquadratura frontale, profondità di campo ridotta e ambientazione essenziale, affinché, in assenza di altre distrazioni visive, ciascun soggetto possa essere collocato con precisione nel tessuto sociale, diventando un tassello del mosaico finale.

La seconda fase, ovvero il risultato finale, è stata l’installazione video inaugurata oggi presso la Sala Immersiva delle Gallerie d’Italia in piazza San Carlo a Torino. 20.000 fotografie che si sviluppano su 108 metri di pareti alte 4 metri grazie a 17 proiettori sincronizzati.

Lasciando da parte un attimo l’esposizione, il progetto ha prodotto un ampio corpus di immagini che sintetizza l’odierna società italiana e sulla sua composizione, con preziosi risvolti culturali, sociali e di costume.

L’installazione di grande impatto sarà visibile fino al 10 dicembre.




Ode all’HP5 Plus

Tra gli amanti della fotografia analogica in bianco e nero, poche pellicole assumono un ruolo iconico come la Ilford HP5 Plus.

Per i pochi che non la dovessero conoscere, è una pellicola in bianco e nero negativa con una sensibilità di 400 ISO. Grazie alla sua ampia latitudine di posa si possono ottenere risultati in diverse situazioni di esposizione. Disponibile nei formati 135 mm, 120 mm e pellicola piana. E’ caratterizzata da una grana fine e una ottima nitidezza. Adatta al trattamento forzato fino a 3200 ISO.

L’HP5 Plus è la scelta ideale per il fotogiornalismo, lo sport, soggetti in movimento rapido, artisti in azione e scatti in interno a luce ambiente.

La famiglia di pellicole HP della Ilford nasce nel 1935 con una sensibilità di 160 ISO, sostituita nel 1939 dalla HP2 (200 ISO) e dalla HP3 nel 1941 (200 ISO alla nascita e poi riclassificata nel 1941 a 400 ISO). La sensibilità di 400 ISO rimarrà costante a partire dagli ‘70 vedendo la nascita della HP4, della HP5 e infine dell’HP5 Plus nel 1989.

Fin quì le specifiche tecniche e la storia, ma c’è molto di più. Sviluppata normalmente si ottiene un negativo contrastato, piuttosto denso. Permette di realizzare immagini molto contrastate, oppure morbide sfruttando le sue infinite sfumature di grigio, che insieme con la grana cubica sono il suo marchio di fabbrica.

Insomma a prescindere che la usino i principianti o gli esperti, la HP5 Plus sarà sempre un’ottima alleata, grazie alla sua flessibilità. Sì avrà la possibilità di catturare esattamente quello che appare difronte, proprio come un RAW: dettagli sia nelle luci che nelle ombre.




Tanti auguri FIAF!

La FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), si appresta a chiudere il suo 75° anno di attività. A sugello di questo importante traguardo è stata pianificata una 3 giorni (dall’8 dicembre al 10 dicembre) di incontri, mostre e altre attività che testimoniano il costante impegno della Federazione nel promuovere la fotografia amatoriale in Italia. Gli eventi avranno luogo a Torino, dove la FIAF è nata.

Tra gli eventi, vi segnaliamo:

. L’inaugurazione dell’installazione dedicata a Obiettivo Italia presso la sala immersiva delle Gallerie d’Italia

. La mostra su Luci d’artista al Lingotto 8 Gallery organizzata dai circoli di Torino e provincia (e di cui vi abbiamo già raccontato)

. La conferenza su “Intelligenza artificiale nella fotografia amatoriale italiana: creatività, etica e diritto” a cui prenderà parte anche Michele Smargiassi

Trovate il programma completo a questo link.




I vantaggi degli otturatori elettronici

Oramai quasi tutte le fotocamere mirrorless hanno abbandonato gli otturatori meccanici a favore di quelli elettronici; l’otturatore elettronico non avendo parti meccaniche non è soggetto ad usura e quindi garantisce in teoria una durata pressochè infinita, inoltre permette di raggiungere tempi di scatto ben oltre l1/8000 classico limite degli otturatori meccanici. Ma ora Sony e Nikon hanno presentato su alcune loro fotocamere (Sony A9 III e Nikon Z8 e Z9) l’otturatore “Global Shutter” che permette di raggiungere il tempo di scatto di 1/80.000 (avete letto bene). Questo permette di prevenire il fenomeno del banding con luci artificiali, contenere o evitare del tutto distorsioni sui soggetti e di sincronizzare il flash con maggiore libertà. Ma non è finita qui : diventa possibile realizzare sequenze di scatto prima impensabili (La Sony A9 III dichiara una raffica di 120 fps) per la gioia dei fotografi sportivi e naturalistici , e ancora l’utilizzo di questa nuova tecnologia permette notevoli miglioramenti di performance per quanto riguarda la velocità di dati acquisiti dal sensore (autofocus ed esposimetro). Vedremo nei prossimi mesi se queste potenzialità saranno rispettate dalla realtà.